Wellbeing: un’impresa su 3 cura il welfare

La scelta dei benefit aziendali è sempre più vasta: non soltanto buoni pasto, abbonamenti per i trasporti pubblici e assicurazioni sanitarie, ma anche massaggi, frutta e verdura gratis, corsi di fitness, tornei di calcio internazionali e iniziative per acquisire o migliorare le competenze professionali, a cominciare da quelle linguistiche. Secondo l’indagine internazionale Disconnect to Reconnect di Adecco, per il 73% delle aziende il wellbeing dei dipendenti è diventato molto importante per migliorare tasso di engagement (39%) e soddisfazione (24%). Un dato confermato dal Future Workplace 2021 HR Sentiment Survey condotto da Forbes, che rivela come il 68% dei responsabili hr senior consideri il benessere psicofisico del personale una delle massime priorità.

La pandemia ha riportato al centro i lavoratori

Il cambiamento in atto è fotografato dal Welfare Index Pmi 2021, il report annuale sul welfare nelle Pmi italiane condotto da Innovation Team, che rivela come dal 2016 al 2021 le aziende con un livello di welfare elevato siano aumentate in modo significativo, passando dal 9,7% al 21%, e quelle con un welfare di base siano scese invece dal 49,3% al 35,8%.
Catalizzatrice indiscussa del processo è stata la pandemia, che ha riportato al centro i lavoratori come persone, dando un ruolo di primo piano alle loro esigenze individuali.

Benessere del personale e qualità delle performance aziendali sono correlati

Come spiega Randstad, il grado di benessere del personale e la qualità delle performance aziendali sono profondamente correlati. La creazione di un buon ambiente di lavoro e di un equilibrio tra lavoro e vita privata riducono i tassi di assenteismo incentivando la produttività e l’engagement dei team, e una maggiore soddisfazione dei lavoratori produce fidelizzazione, e dunque una minore rotazione del personale. Questo, si traduce in un vantaggio economico, dal momento che investire su dipendenti già assunti ha un costo inferiore rispetto a formare nuove risorse. Inoltre, l’appagamento dei dipendenti favorisce una buona reputazione aziendale, con maggiori possibilità di attrarre nuovi talenti.

Ma due terzi delle aziende offre solo orari e sedi di lavoro flessibili 

Quando le politiche di welfare sono calibrate sui bisogni dei dipendenti i risultati non tardano ad arrivare. Lo dimostra il Welfare Index Pmi 2021: le società che utilizzano il welfare come leva strategica hanno avuto un ritorno in termini di produttività, soddisfazione e fidelizzazione della forza lavoro. Eppure, gli studi concentrati sul wellbeing e sui suoi effetti positivi sui bilanci aziendali si scontrano con un dato di segno opposto. 
Adecco, riporta Adnkronos, rivela infatti che solo un 1/3 delle aziende mette in atto iniziative che vanno oltre l’offerta di orari e sedi di lavoro flessibili. Questo spiegherebbe perché il 45% dei dipendenti (60% in Italia) ritiene che la propria società non fornisca un supporto in termini di benessere.