Ricerca scientifica: in Italia tante donne, ma poche in ruoli top

In Italia, sono donne quasi 5 ricercatori scientifici su 10 (percentuale di presenza femminile del 44%). Parità conquistata o poco ci manca, quindi? Non proprio. Secondo i dati raccolti dal report annuale “Gender in research” dell’editore scientifico Elsevier (con oltre 3.000 pubblicazioni in tutti gli ambiti) nel nostro Paese le “donne di scienza” sono tante, ma poche occupano ruoli apicali.

Italia al secondo posto in Europa

Lo studio di Elsevier prende in esame la partecipazione delle donne nel campo della ricerca in Europa e in altri 15 Paesi del mondo. A sorpresa, con il suo 44% l’Italia è decisamente sopra la media europea (39%) e seconda solo al Portogallo, che è il Paese guida sul genere. Siamo a pari livello con la Spagna e decisamente meglio di Francia, Danimarca, Olanda e Germania. Fuori dall’Europa, l’Australia è al 39,46%, le performance in Argentina e Messico sono molto buone e il Giappone è in ultima posizione, con il 15.22%. Dopo 50 anni di conquiste, oggi  le donne sono presenti come mai prima d’ora nella scienza, tecnologia, ingegneria e tra i laureati in matematica (STEM) e medicina. Ma il risultato non è completamente soddisfacente anche per una lunga serie di piccole differenze, che sembrano sfumature, ma non lo sono.

Cosa manca per la parità

“I nostri ultimi risultati – sottolinea Kumsal Bayazit, Chief Executive Officer di Elsevier – indicano che le disparità continuano ad esistere, con una crescita più lenta degli articoli pubblicati dalle donne, numero maggiore di donne che lasciano la ricerca e aree di ricerca poco studiate. Questo rapporto evidenzia anche che le donne non partecipano a reti di collaborazione allo stesso livello maschile, con un potenziale impatto sulla loro carriera. In media, gli uomini hanno più coautori delle donne, con una tendenza a collaborare con quelli dello stesso sesso, dimostrando che anche su questo ambito c’è lavoro da fare per affrontare i problemi che tagliano la parità tra diversità e inclusione”. Inoltre, in media, l’impatto delle citazioni del primo autore maschile nelle pubblicazioni è superiore a quello delle donne, cosa che fa sorgere il dubbio di un pregiudizio di genere nella pratica della citazione. Un altro obiettivo ancora da raggiungere è la parità sul fronte delle retribuzioni, un tema sul quale  il nostro Paese si rivela sorprendentemente virtuoso. In Italia, infatti, il pay gender gap tra i ricercatori scientifici si attesta al 7%, uguale all’andamento dell’intera economia, mentre le cose vanno decisamente peggio in Europa, con una media di differenza retributiva del 15% e addirittura un caso (la Danimarca) che arriva al 20%. Come anticipato, invece, non va altrettanto bene per quanto riguarda le posizioni top occupate dalle donne nella scienza. In Europa, infatti, si supera in media il 40%, mentre nel nostro Paese siamo indietro di 10 punti, al 30%. L’impressione, però, è che le cose possano cambiare in fretta, come lascia sperare il fatto che in Italia la rappresentanza femminile superi addirittura quella degli uomini fra i candidati ai dottorati (52%).