Digital e green economy, i settori del lavoro di domani

Quali sono i due settori che più di tutti traineranno l’occupazione nei prossimi anni? La Digital Transformation e l’Ecosostenibilità, due macro-categorie all’interno delle quali rientrano lavori e professionalità differenti. E che in totale dovrebbero assorbire da sole circa il 30% del fabbisogno occupazionale previsto per il 2019-2023, stimato, complessivamente, tra i 2,5 e i 3,2 milioni di unità.

Lo sostiene l’ultimo Rapporto Excelsior di Unioncamere e Anpal sugli scenari di sviluppo a medio termine nel mercato del lavoro.

Big Data Analyst, Cyber Security Expert, Social Media Marketing Manager

A trainare la domanda delle aziende saranno i protagonisti della rivoluzione digitale (Big Data, intelligenza artificiale, Internet of Things), e la necessità di riconvertire impianti e flussi di lavoro per renderli ecologicamente avanzati. Secondo le previsioni del Rapporto,  la imprese della digital revolution dovrebbero ricercare tra 210mila e 267mila lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o 4.0. Quindi, esperti nell’analisi dei dati, nella sicurezza informatica, nell’AI, e nell’analisi di mercato. Come Data Scientist, Big Data Analyst, Cloud Computing Expert, Cyber Security Expert, Business Intelligence Analyst, Social Media Marketing Manager e Artificial Intelligence Systems Engineer.

Fino a 600mila lavoratori green

Ancora più in alto si spingerà la green economy, con cui viene indicata la svolta eco-sostenibile dei settori produttivi, industriali e no. Qui la quota di occupati dovrebbe oscillare tra i 480mila e i 600mila lavoratori, ricercati dalle imprese soprattutto per sfruttare efficacemente le opportunità offerte dall’economia circolare, riferisce Skuola.net. Ci sarà spazio per figure tradizionali, declinate però in maniera diversa rispetto al passato, ma soprattutto per nuove professionalità. Alcuni esempi? L’esperto in gestione dell’energia, il chimico del verde, l’esperto di acquisti verdi, del marketing ambientale, l’installatore di impianti a basso impatto ambientale. I cosiddetti green jobs.

La maggior parte degli impieghi sarà in sostituzione

Allargando il discorso ai macro-settori, la quota maggiore di occupati verrà assorbita nel comparto dei servizi alle imprese, con una richiesta che potrebbe variare tra le 608mila e le 699 mila unità. A seguire i servizi sanitari e dell’istruzione (da 513mila a 629mila unità). Terzo posto per l’industria manifatturiera, che avrà bisogno di un numero di occupati compreso tra le 333 mila e le 471 mila unità. Molto, però, dipenderà dall’andamento dell’economia nazionale e internazionale, e soprattutto dal consistente turnover generazionale. Oltre tre quarti del fabbisogno occupazionale sarà collegato alle sostituzioni di lavoratori in uscita (2,1-2,3 milioni di unità). Mentre la crescita economica genererà, in maniera differenziata nei diversi settori, una quota di nuovi posti di lavoro tra le 427mila e le 905mila unità.