Tra Imu e Tari oltre 7 miliardi evasi

Ammontano a 7,6 miliardi di euro all’anno i mancati pagamenti di Imu-Tasi, Tari e dell’acqua. Lo conferma l’Ufficio studi della Cgia, che ha stimato le morosità degli italiani dopo aver elaborato gli ultimi dati disponibili del Ministero degli Interni per Imu-Tasi, del Laboratorio REF Ricerche, CRIF Ratings(per la Tari e di Utilitatis per l’acqua. “Se una gran parte di questi mancati pagamenti fosse recuperato, molto probabilmente ci sarebbe la possibilità di abbassare le tasse locali e le tariffe dell’acqua a tutti – spiega il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo -. Soprattutto nel Mezzogiorno che presenta un’incidenza sul mancato pagamento totale pari al 40%”.

L’evasione di Imu e Tari

Dei 5,1 miliardi di evasione per la sola Imu nel 2016 circa 1,87 miliardi sono ascrivibili ai proprietari degli immobili delle regioni del Nord, 1,81 miliardi a quelli del Sud, e 1,4 miliardi a quelli del Centro. Per quanto riguarda la propensione all’evasione spiccano Calabria, pari al 43,2%, Campania, 38,5%, e Sicilia, al 36,6%. Le tre Regioni più virtuose, riporta Adnkronos, sono invece il Piemonte (tax gap al 21,7%), la Lombardia (20,6%), e la Liguria (18,3%).

Evidenti differenze Nord e Sud anche per quanto concerne la stima dell’evasione della Tari. Secondo le stime, su 9 miliardi di gettito complessivo registrato nel 2018, il mancato incasso a livello nazionale è stato di 2,1 miliardi di euro, di cui poco più di 1 miliardo in capo ai cittadini/imprese del Sud. A livello regionale svetta la mancata riscossione per abitante del Lazio pari a 121,8 euro. Al contrario, pressoché nullo il mancato pagamento registrato in Trentino Alto Adige e in Valle d’Aosta.

La morosità del servizio idrico

I dati emersi nell’indagine condotta da Utilitatis, poi, consentono di stimare la morosità del servizio idrico erogato agli utenti domestici solo per ripartizione geografica. A fronte di una spesa idrica complessiva delle famiglie italiane pari a 4,6 miliardi di euro, ammonta a 364 milioni di euro la mancata riscossione registrata a 2 anni dall’emissione della fattura, di cui 226 milioni di euro fanno capo alle famiglie del Sud (11 euro per abitante), 80 milioni a quelle del Nord (3 euro per abitante) e 58 milioni a quelle del Centro (5 euro per abitante).

Dal 1° gennaio 2020 scatta la riforma della riscossione degli enti locali

Nonostante l’evasione, il blocco degli aumenti dei tributi locali avvenuto tra il 2015-2018 e il taglio ai trasferimenti dello Stato centrale, i sindaci hanno comunque trovato il modo di compensare, almeno in parte, queste mancate entrate agendo sulle tariffe locali. Ma con la legge di bilancio 2020 le cose sono destinate a cambiare. La manovra, infatti, prevede la Riforma della riscossione degli enti locali, che consentirà alle amministrazioni di recuperare i mancati pagamenti senza attendere i tempi di iscrizione a ruolo del debito o di predisposizione dell’ingiunzione. “In buona sostanza – afferma il ricercatore dell’Ufficio studi Andrea Vavolo – dall’1 gennaio 2020 ai sindaci servirà un solo atto, anziché due, ovvero l’accertamento e l’ingiunzione, per arrivare alla soluzione estrema: l’esecuzione forzata”.