Il settore manufatturiero è in ripresa. Ma servono investimenti e tecnologia

Il peggio dovrebbe essere passato, ma per garantire al manifatturiero italiano una crescita nel prossimi quattro anni servono investimenti e una maggiore competitività all’estero. In questi anni difficili l’industria italiana si è rafforzata, e ora è “un’industria più resiliente anche alle incertezze internazionali”, spiega Gregorio De Felice, capo economista del gruppo Intesa Sanpaolo ad Askanews. Nello scenario al 2023 si prevede una ripresa rispetto alla situazione attuale, e una crescita più alta soprattutto per il settore dell’automobile, per la meccanica, il farmaceutico e per il largo consumo.

Il quadro nel complesso è positivo

Secondo il 95° Rapporto analisi dei settori industriali presentato da Intesa Sanpaolo e Prometeiam l’industria italiana continua a beneficiare delle basi solide su cui poggia storicamente. E l’analisi dei bilanci 2017 ne conferma un rafforzamento patrimoniale e di redditività. “Oggi l’industria italiana esporta il 48% di quanto produce sul nostro territorio – aggiunge De Felice – un’industria che ha investito e che ha cambiato il proprio modello di crescita, puntando molto di più sui mercati internazionali”.

Il quadro, insomma, nel complesso è positivo, pur con forti incertezze per il clima politico e per la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, oltre che per la situazione politica interna, in particolare in riferimento alle elezioni europee.

Grande attenzione al settore dell’automobile

“Il settore manufatturiero italiano – commenta Alessandra Lanza, Senior Partner di Promèteia – sta attraversando quest’anno un periodo di stasi, rimaniamo comunque su una tenuta del fatturato e ci attendiamo un recupero nel periodo di previsione 2020-23 con una intensificazione verso fine periodo”.

Grande attenzione è posta sul settore dell’automobile, con la transizione all’elettrico e l’introduzione di nuove tecnologie che appaiono come elementi decisivi per un forte rilancio del comparto. “L’elettrificazione delle auto – sottolinea De Felice – rappresenta un’opportunità gigantesca per investire di più, per fare un cambio epocale dalla vecchia auto, dai vecchi motori, a sistemi di alimentazione diversi”.

Stimolare gli investimenti pubblici e quelli delle imprese

“Al traino del settore dell’auto  seguirà tutta la componentistica in primis, ma anche il settore dell’elettrotecnica – chiarisce Lanza -. Ci immaginiamo che i settori tradizionali del Made in Italy facciano anch’essi fatica quest’anno per l’incertezza sui mercati internazionali, ma poi ritornino a rafforzare le proprie posizioni competitive dall’anno prossimo, sfruttando l’ottimo posizionamento che hanno raggiunto negli ultimi anni, e la grande flessibilità che hanno nel riuscire a cogliere mercati sempre in crescita, riposizionando le proprie esportazioni con la classica flessibilità degli esportatori italiani”.

Tra le possibili ricette per sostenere questo trend, De Felice individua due aspetti in particolare, stimolare gli investimenti pubblici e quelli delle imprese, “che hanno accumulato un forte divario rispetto ad altri partner europei”.