Risorse naturali e innovazione: il boom delle rinnovabili in Piemonte

Il Piemonte, e la città di Torino in particolare, sta vivendo un autentico boom nel settore delle energie rinnovabili.

La regione, ricca di risorse naturali e caratterizzata da uno splendido patrimonio paesaggistico, si sta rapidamente trasformando in archetipo dell’innovazione energetica in Italia, e di seguito analizzeremo i dettagli di questo fenomeno.

Il contesto ambientale

Il Piemonte è caratterizzato da una straordinaria ricchezza paesaggistica. Montagne imponenti, valli verdi e fiumi creano un ambiente ideale per la produzione di energia pulita.

L’energia eolica trova la sua naturale collocazione nelle zone montuose, dove i venti possono raggiungere velocità considerevoli.

Il sole, invece, splende generosamente sulle colline e sulle pianure, offrendo un’enorme potenziale per l’energia solare da sfruttare anche in città, come è stato fatto di recente con l’aeroporto di Caselle.

Inoltre, grazie ai numerosi corsi d’acqua che attraversano la regione, l’energia idroelettrica rappresenta un’altra risorsa di grande importanza, tanto che il Piemonte vanta la presenza di ben 930 centrali idroelettriche: il numero più alto nel nostro paese.

Torino: il centro dell’innovazione energetica

Torino sta dimostrando di essere una vera e propria avanguardia dell’innovazione energetica in Italia.

La città è impegnata nell’implementazione di nuovi progetti e politiche sostenibili per ridurre l’impatto ambientale e promuovere l’uso delle energie rinnovabili.

Grazie alla sua tradizione industriale, Torino è oggi diventata un laboratorio per la sperimentazione di nuove soluzioni a livello energetico.

Le iniziative urbane sostenibili messe in atto riguardano il miglioramento dell’efficienza energetica negli edifici, l’incremento del fotovoltaico Torino sui tetti degli edifici pubblici e privati e la promozione della mobilità sostenibile, con l’implementazione di reti di trasporto pubblico efficienti o l’incoraggiamento all’uso di mezzi di trasporto ecologici come le biciclette.

Inoltre, la città sta sviluppando progetti di riqualificazione urbana che prevedono soluzioni innovative che mirano a ridurre l’impatto ambientale e promuovere la sostenibilità.

Ruolo dell’industria e dell’università

L’industria e l’università svolgono un ruolo fondamentale nell’innovazione e nello sviluppo di tecnologie sostenibili in Piemonte e a Torino in particolare.

Numerose aziende locali si sono infatti impegnate nella produzione di componenti per impianti di energia rinnovabile come turbine eoliche e pannelli solari.

Queste imprese stanno contribuendo alla crescita economica della regione e all’occupazione, offrendo nuove opportunità di lavoro.

Inoltre, l’università svolge un ruolo di primo piano nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie innovative nel settore delle energie rinnovabili.

Infatti, i dipartimenti scientifici e tecnologici delle università del Piemonte collaborano con l’industria e le istituzioni locali per promuovere la ricerca applicata e lo sviluppo di soluzioni sostenibili.

Questa sinergia tra mondo accademico, industriale e istituzionale sta portando a importanti scoperte e innovazioni nel campo delle energie rinnovabili.

Impatti socio-economici

L’interesse verso le fonti energetiche rinnovabili nel Piemonte ha avuto numerosi impatti positivi sia sul piano economico che su quello sociale.

Dal punto di vista economico, l’industria delle energie rinnovabili sta vivendo una crescita significativa, creando anche nuovi posti di lavoro e stimolando la creazione di imprese innovative.

Dal punto di vista sociale, l’adozione delle energie rinnovabili ha rappresentato numerosi benefici per la comunità. La riduzione delle emissioni di gas a effetto serra ha migliorato la qualità dell’aria, contribuendo a migliore la salute pubblica e a una diminuzione delle malattie respiratorie.

Inoltre, l’uso delle energie rinnovabili ha ridotto l’impatto ambientale complessivo, preservando gli ecosistemi locali e proteggendo la biodiversità.

Sfide e futuro

Nonostante i risultati positivi finora ottenuti nel settore delle energie rinnovabili nel Piemonte e a Torino, ci sono ancora alcune sfide da affrontare.

Una delle principali sfide è rappresentata dalle condizioni meteorologiche che influiscono sulla produttività delle fonti energetiche rinnovabili, come l’energia solare e quella eolica.

È necessario sviluppare soluzioni di stoccaggio dell’energia e migliorare la gestione delle reti elettriche per garantire una fornitura energetica continua e affidabile.

Inoltre, è fondamentale continuare con gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie sostenibili per superare le sfide tecniche e migliorare l’efficienza degli impianti.

Per quanto riguarda il futuro, il Piemonte e la città di Torino hanno grandi ambizioni nel campo delle energie rinnovabili. L’obiettivo è quello di continuare a crescere nel settore e diventare un punto di riferimento per l’intero paese.

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Come progettare un salone da parrucchiere?

Progettare un salone da parrucchiera è un delicato equilibrio di aspetti tecnici e decorativi di fondamentale importanza per il successo di un’attività.

Soprattutto nel caso di una parrucchiera, l’immagine che vogliamo dare dei locali è fondamentale dato che contribuisce in maniera decisiva alla percezione che i clienti si faranno dell’attività.

Dunque bisogna prestare grande cura a tutti quegli aspetti che riguardano il design e l’architettura, ma anche gli allestimenti più funzionali e gli arredi che garantiscono sempre una piacevole permanenza.

Ecco il motivo per il quale quando si va a progettare un salone da parrucchiera bisogna tener conto di tutti questi elementi per avere la certezza di offrire veramente il meglio alle clienti e partire con il piede giusto.

La pianificazione degli spazi

Solitamente la pianificazione degli spazi è la prima cosa da gestire dopo aver individuato i locali.

Bisogna riuscire ad immaginare in anticipo le aree in cui sarà necessario avere campo libero per poter lavorare bene e quella in cui prevedere la reception nonché la zona cassa, la zona dedicata al lavaggio e al taglio dei capelli ed infine quella destinata all’area per il relax nell’attesa di essere serviti.

La zona di ingresso deve sempre essere ampia, luminosa e sgombera da qualsiasi arredo: essa non deve Infatti dare l’impressione di essere una zona buia e confusionaria ma al contrario infondere benessere e senso di ampiezza.

La zona in cui avviene il lavoro vero e proprio deve prevedere invece un minimo di due mobili lavatesta ed eventuali mobili a parete in cui riporre shampoo e lozioni, nonché asciugamani e altre attrezzature.

Per quel che riguarda la zona in cui avviene il taglio dei capelli bisogna fare in modo da pensarla in maniera tale che questa riceva quanta più luce naturale è possibile.

Inoltre l’illuminazione artificiale non deve essere diretta ma al contrario essere diffusa, arrivando prevalentemente dall’alto. In questa maniera eviteremo di creare delle ombre che impediscono di percepire bene i dettagli.

Arredi e attrezzature

Elementi d’arredo vanno selezionati appositamente per riuscire ad infondere nel cliente quella sensazione di benessere e relax di cui avverte il bisogno quando riceve questo tipo di servizio.

È meglio per questo prevedere delle comode poltrone e divanetti per l’attesa, con un tavolino per poggiare gli oggetti. Anche il bancone che ospita la cassa va considerato come un importante mobile che concorre a creare il design individuato.

Possiamo abbinare al nostro bancone anche dei piccoli espositori in cui mostrare dei prodotti che i clienti possono decidere di acquistare. È importante scegliere con cura anche le varie forniture per parrucchieri quali spazzole, phon, sterilizzatori, poltrone e caschi da parrucchiere, ad esempio.

Si tratta infatti di elementi che concorrono a creare nel cliente quella piacevole sensazione di sapere di essere serviti con le migliori risorse a disposizione, facendo così in modo che l’esperienza percepita possa essere sempre la migliore possibile.

In breve

Dunque tenendo conto di tutti questi fattori sarà possibile riuscire a progettare adeguatamente il proprio salone da parrucchiere, facendo in modo che tutto possa essere organizzato nel migliore dei modi e con grande cura dei dettagli.

Ricorda sempre che gli elementi che concorrono a rendere unica un’esperienza all’interno di un salone sono tanti e che è bene curarli tutti se desideriamo fare in modo che i clienti tornino ad usufruire dei nostri servizi anche in futuro.

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Perché l’acqua del rubinetto è torbida?

Perché l’acqua che esce dal rubinetto di casa sembra essere torbida?

Delle volte sembra proprio che l’acqua che fuoriesce dal rubinetto di casa abbia un colore poco invitante che nulla ha a che fare con la limpidezza che ci aspetteremmo da un’acqua che desideriamo bere o utilizzare per scopi alimentari.

Quando abbiamo anche il semplice sospetto che l’acqua di casa non sia propriamente pura e sicura, facciamo bene a smettere per il momento di berla e procedere con delle analisi per poter capire se questa sia buona o meno.

Una analisi empirica

La prima cosa che possiamo fare per accertarci che l’acqua cui abbiamo accesso dal rubinetto di casa sia effettivamente buona da bere è quella di osservarla attentamente.

Delle volte infatti, l’acqua può sembrare torbida per un semplice motivo: la pressione con cui l’acqua esce dal rubinetto può infatti agitarla in maniera tale da farla apparire torbida, ma si tratta soltanto di un fenomeno che nulla ha a che vedere con la salubrità dell’acqua.

Per potercene assicurare, è sufficiente riempire un bicchiere di vetro d’acqua e lasciarla decantare qualche secondo dopo aver riempito il bicchiere. Se essa permane ad essere torbida dopo qualche secondo, probabilmente ci sarà qualche elemento o sostanza a renderla tale.

Se invece dopo qualche secondo l’acqua torna ad essere perfettamente trasparente e non si vede alcun tipo di elemento o residuo in sospensione, Ciò significa che l’acqua sembrava essere torbida appunto soltanto a causa della pressione del getto.

E se l’acqua ha un colore che tende al rosso?

Nel caso in cui l’acqua del rubinetto abbia un colore che tende al rossastro, questo può essere un indicatore della presenza di ferro.

Il più delle volte in questo caso il responsabile è la rete idrica e dunque le tubature, che possono essere vetuste e dunque ossidate. Questo tipo di fenomeno si verifica principalmente nel tratto finale delle tubature, ovvero quello che arriva fino al rubinetto di casa.

Ad ogni modo, se l’acqua dovesse avere un colore rossastro, presumibilmente il motivo sarà questo. Dunque in questo caso bisogna contattare l’acquedotto per accertarsi che il problema non sia lungo tutto il percorso che porta l’acqua fino all’edificio.

Se invece venisse appurato che il problema è relativo soltanto all’ultimo tratto, in questo caso è il condominio a dover provvedere a sostituire le tubature.

È un problema avere un acqua troppo ricca di calcare?

Quello della presenza eccessiva di calcare nell’acqua è un problema riguarda buona parte del nostro paese. Bisogna dire da questo punto di vista che se l’acqua è più dura perché vi è una grande presenza di carbonati di magnesio e calcio, non c’è alcun tipo di pericolo per la nostra salute.

L’unico problema in questo caso potrebbe essere che le tubature potrebbero tendere a formare più frequentemente delle incrostazioni. Inoltre potrebbero macchiarsi più rapidamente anche lavelli e piatti doccia, per cui se l’acqua che arriva al rubinetto di casa presenta troppo calcare non vi sono dei pericoli per la salute ma bisogna considerare che potrebbero esserci dei problemi a lungo termine con quel che riguarda alcuni complementi di casa.

Come è possibile migliorare la qualità dell’acqua?

Se l’acqua che arriva al rubinetto di casa è troppo torbida, la soluzione immediata, efficace e risolutiva è quella di montare il miglior depuratore acqua.

Grazie a questo dispositivo infatti, è possibile andare ad eliminare dall’acqua qualsiasi sostanza o elemento nocivo che ne pregiudica la qualità e la salubrità. si tratta di dispositivi facili da installare e che non necessitano di alcuna manutenzione se non il cambio periodico dei filtri.

Adottando un depuratore d’acqua efficiente è possibile risolvere il problema ed avere tutta la certezza di poter bere tranquillamente in famiglia l’acqua del rubinetto di casa.

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Come misurare il livello di silenziosità di un condizionatore d’aria?

Se stai pensando di acquistare un nuovo condizionatore d’aria, sicuramente la potenza ed il livello di efficienza energetica sono dei fattori importanti da considerare. Assieme a questi però, va anche considerata la rumorosità.

Più un condizionatore d’aria è silenzioso infatti, migliore è il comfort percepito e soprattutto è possibile adoperarlo anche in camera da letto durante la notte senza che per questo il nostro sonno venga disturbato.

Quali sono i condizionatori d’aria più silenziosi?

Sicuramente, i condizionatori d’aria più silenziosi sono quelli che hanno un livello di rumorosità inferiore ai 45 decibel, ed in particolar modo quelli che sono sotto i 30 decibel vengono considerati i più silenziosi in assoluto.

Per poter capire quanti decibel abbia il condizionatore d’aria che si sta esaminando, è sufficiente leggere la scheda tecnica o direttamente l’indicazione della rumorosità espressa in decibel che si trova sulla confezione stessa. Tra tutti, i condizionatori Daikin sono riconosciuti tra i più silenziosi in assoluto.

Come norma generale, bisogna ricordare che i condizionatori d’aria portatili sono più rumorosi di quelli fissi. Infatti, il motore dei condizionatori portatili è decisamente più rumoroso dei modelli che si fissano a parete, anche perché questo si trova all’interno del dispositivo stesso e non viene invece fissato all’esterno dell’edificio come avviene per le unità dei condizionatori portatili.

Sicuramente, la silenziosità di un condizionatore d’aria dipende anche dalle caratteristiche di progettazione del dispositivo e dagli split interni, così come dalle ventole ed all’eventuale presenza della tecnologia inverter la quale è decisamente utile a rendere il dispositivo assolutamente silenzioso.

La tecnologia inverter

La tecnologia inverter infatti, evita che il dispositivo debba continuamente accendersi e spegnersi andando a disturbare tutte le persone che si trovano nei pressi di casa nostra inclusi i nostri vicini, dato che in sua assenza l’unità esterna va ad accendersi continuamente (si per raggiungere la temperatura desiderata e si spegne dopo averla raggiunta) e questo può essere fastidioso soprattutto di notte.

Meglio dunque scegliere un climatizzatore moderno e dotato di tecnologia inverter, ossia di quelli fissi (con il motore che viene piazzato all’esterno) e con un livello di rumorosità che sia al di sotto dei 45 decibel.

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Asciugamani Elettrici Mediclinics

Spesso i dettagli sono in grado di fare la differenza e al tempo stesso la fortuna di una attività commerciale di qualsiasi tipo. La cura per i particolari e l’attenzione verso qualsiasi aspetto legato al benessere dell’utente, in particolar modo alla sua piacevole esperienza all’interno della nostra struttura o dei nostri locali, sono in grado di far percepire agli ospiti la nostra attività come più confortevole  rispetto altre dello stesso tipo. Una delle cose più fastidiose ad esempio, quando ci si trova nei servizi igienici, è il constatare che dopo essersi lavate le mani sarà necessario asciugarle con dei fazzoletti o tovagliette di spugna. I fazzoletti ad esempio, non asciugano del tutto le mani e lasciano quei fastidiosi piccoli residui di carta sulla pelle. Gli asciugamani di spugna invece asciugano meglio le mani ma rischiano di essere poco igienici, dato che batteri e sporcizia possono depositarsi su di essi prima che qualcuno li utilizzi.

Esiste invece una soluzione pratica e assolutamente igienica, che garantisce una perfetta asciugatura delle mani sia dal punto di vista del tatto che dell’igiene: stiamo parlando degli asciugamani elettrici Mediclinics, ovvero asciugamani di ultima generazione perfetti per essere impiegati all’interno di strutture ricettive di ogni tipo ma anche ristoranti, attività commerciali e aziende. Questi veri e propri gioielli della tecnologia sono in grado di asciugare perfettamente le mani nell’arco di 10 – 15 secondi, hanno un sistema ad imbuto che consente di raccogliere le gocce d’acqua e una tecnologia che consente di risparmiare energia. È la soluzione perfetta per te che sei così attento alle necessità dei tuoi clienti e vuoi offrire loro sempre il massimo del benessere, potendo ovviamente contare su un prodotto come questo che rispetta pienamente tutte le normative europee in tema di sicurezza. Per un preventivo o richiesta di informazioni puoi contattare il recapito telefonico 0264672220.

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Apple: arriva una svolta epocale per le riparazioni degli iPhone?

Una novità che dovrebbe migliorare l’accesso a riparazioni sicure, ma a costi contenuti. A  partire da quest’anno, Apple renderà disponibili ai possessori di iPhone che necessitano di riparazioni parti usate selezionate per alcuni modelli. Apple ha infatti annunciato una svolta significativa nella sua politica di riparazione degli iPhone, introducendo la possibilità dell’uso di componenti di seconda mano. 

La mossa di Apple rappresenta sicuramente un passo avanti per l’azienda nel campo della sostenibilità e dell’autonomia degli utenti. Anche perché queste riparazioni potranno essere eseguite sia da utenti competenti sia da terzi indipendenti.
E tra i primi componenti che saranno messi a disposizione ci saranno i sensori biometrici per il Face ID (riconoscimento facciale attraverso uno scanner 3d) e il Touch ID (riconoscimento tramite lettore di impronte digitali).

Ogni iPhone conserverà un registro completo di tutte le riparazioni effettuate

In ogni caso, la politica di Apple, finalizzata a verificare l’autenticità delle parti e la cronologia dell’hardware, resterà in vigore. Tanto che ogni dispositivo conserverà un registro completo delle riparazioni effettuate, indicando se sono state usate parti nuove o di seconda mano. 

In un ulteriore sforzo per semplificare il processo di riparazione, Apple ha anche annunciato un’ulteriore novità: coloro che riparano i dispositivi non dovranno più fornire i numeri di serie quando ordinano le parti di ricambio, a meno che non si tratti di sostituire la scheda madre.

Il problema dello smaltimento dei rifiuti elettronici

Il programma di auto-riparazione di Apple è stato lanciato per la prima volta negli Stati Uniti nel 2022, per poi espandersi in vari altri Paesi nel mondo.
Con il recente aggiornamento dell’11 aprile, il programma ora supporta 40 prodotti Apple in 33 Paesi e altri territori.

L’introduzione di questa politica avviene in un momento in cui le autorità di alcuni tra i mercati principali di Apple hanno espresso critiche aperte verso le politiche dei produttori di dispositivi riguardo alle riparazioni. Soprattutto in riferimento al problema dello smaltimento dei rifiuti elettronici, che ogni anno si accumulano in quantità enormi.

Anche altri produttori hanno lanciato schemi di riparazione simili

Seguendo una tendenza che sembra orientata a prolungare la vita utile dei dispositivi, riporta Adnkronos, anche altri produttori come Samsung e Google hanno lanciato schemi di riparazione simili.

Si tratta di un cambio di passo per l’industria dell’elettronica di consumo, che ora sembra voler adottare pratiche più sostenibili e più orientate al consumatore.

Rate mutui a tasso variabile sotto pressione: +36%

Secondo l’analisi condotta da CRIF sull’impatto dell’innalzamento dei tassi sui mutui, elaborata sul patrimonio informativo del Sistema di Informazioni Creditizie EURISC, il 26% dei mutui ipotecari attivi a gennaio 2022 era a tasso variabile. La crescita dei tassi, rispetto ai minimi di metà 2022, ha comportato un aumento della rata per i mutui a tasso variabile mediamente del +36% rispetto ai minimi di metà 2022.

L’analisi registra che il trend di crescita dei tassi ha significato un incremento del +25% sul livello complessivo di indebitamento di chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile negli ultimi 5 anni.
Insomma, l’aumento dei tassi di interesse, la risposta della BCE per contrastare l’inflazione, ha generato non poche conseguenze per privati e ditte individuali che in questi anni hanno sottoscritto mutui a tasso variabile.

Un picco del +49%

L’effetto più tangibile dell’innalzamento dei tassi è sulla rata media, con un picco del +49% per i mutui erogati negli ultimi 5 anni.
Di fatto, per i mutui a tasso variabile sottoscritti negli ultimi 5 anni, l’esposizione residua a fine 2023 è aumentata del 25%. E la tensione finanziaria di oltre 15 punti percentuali per le fasce medio-alte.

La principale evidenza emersa dall’analisi CRIF è infatti l’aumento dell’esposizione finanziaria dei mutuatari, nonostante le 24 rate pagate nel periodo fra gennaio 2022 e dicembre 2023.

Peggiora il rapporto rata-reddito

In parallelo, l’aumento delle rate mensili ha prodotto un peggioramento significativo del rapporto rata-reddito, in media di 8 punti percentuali dai minimi di metà 2022. Inoltre, per i mutui erogati negli ultimi 5 anni tale peggioramento ha raggiunto i 10 punti percentuali.
Nonostante l’aumento dei tassi di interesse, i soggetti con mutui a tasso variabile non hanno mostrato un incremento nel tasso di insolvenza.

L’analisi dell’indice di tensione finanziaria, costruito da CRIF per identificare casi di eccessivo indebitamento e prevenire situazioni di dissesto, mostra invece un peggioramento.
In questo caso, i soggetti con mutui a tasso variabile mostrano un aumento della tensione finanziaria, con uno spostamento di oltre 15 punti percentuali dalle classi di livello basso e medio-basso a quelle di livello medio-alto e alto.

“Non c’è stato un incremento significativo nel tasso di insolvenza”

“Le dinamiche di crescita dei tassi di interesse hanno portato nell’ultimo biennio a un significativo impatto sui mutuatari a tasso variabile – commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF -. Tuttavia, nonostante questi impatti, i dati evidenziano che non c’è stato un incremento significativo nel tasso di insolvenza, sebbene si sia osservato un aumento della tensione finanziaria.

Le prospettive di un possibile abbassamento dei tassi a giugno 2024 fanno sperare per un sollievo ai mutuatari, riducendo la pressione e contribuendo a stabilizzare la situazione finanziaria. In ogni caso, è fondamentale, nell’attuale contesto macroeconomico e geopolitico di incertezza, rimanere vigili per affrontare le sfide che lo scenario potrebbe presentare”.

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Anche il Food diventa tech: il 2024 sarà l’anno dell’AI al ristorante

Il 2023 della ristorazione verrà ricordato come l’anno della diffusione capillare dell’AI. Quattro ristoratori su 10 ne hanno fatto uso in maniera costante, e per il 2024 il 73% dichiara di volerne implementare o potenziare l’uso per proporre contenuti sempre più calibrati sul gusto dei clienti. Come? Tramite l’uso di chatbot e strumenti generativi di foto e video. 

Insomma, dalla robotica alle automazioni di ordini e prenotazioni, dai software gestionali alle strategie di comunicazione e marketing, nel 2023 si consolida l’impiego di tecnologie in sala e in cucina.
A quanto emerge dalla ricerca ‘Tecnologia in Ristorazione – Scenari e Opportunità’, effettuata dall’Osservatorio Ristorazione, per un ristoratore su due questi strumenti consentono di far risparmiare allo staff fino a 20 ore di lavoro a settimana.

Dalla sala alla cucina l’innovazione è al servizio della ristorazione

L’84% dei ristoratori utilizza strumenti tecnologici in sala, in prevalenza gestionali di cassa, prenotazioni e ordini. Il 9% utilizza sistemi di self order, tra totem e menu digitali integrati con la cassa, che consentono di risolvere il problema del reperimento di personale ai tavoli.
Solo l’1% dispone di robot di sala.

I ristoratori che utilizzano tecnologia in cucina rappresentano il 77% e fanno ricorso a supporti in grado di elevare la qualità della produzione.
Tra gli impieghi, spopolano i software per la gestione del magazzino e il calcolo del food cost, sistemi di ricezione e gestione delle comande, e per il 16%, l’utilizzo di robotica da cucina.
Anche in questo caso, l’impatto principale è sul lavoro più operativo, senza sacrificare a creatività degli chef.

Anche la comunicazione con i clienti diventa digitale

All’esterno del ristorante, il 95% mette in moto azioni di marketing digitale nei confronti del mondo esterno.
Sul podio degli strumenti più utilizzati, social media (91%), piattaforme per le prenotazioni (73%) e WhatsApp Business (60%).
Molto utilizzati anche i software per l’email marketing (49%) e le piattaforme di intermediazione (The Fork, Just Eat, Deliveroo e affini, 24%).

Il 12% dichiara inoltre di utilizzare e-commerce per vendere i propri prodotti, l’8% di declinare la comunicazione in prodotti editoriali come podcast e web-radio, e il 6% di fare ricorso ai canali Telegram per aggiornare i propri clienti.

Intelligenza artificiale per tutti gli usi

Il 78% dei ristoratori nel 2023 ha fatto uso dell’AI per velocizzare o migliorare la stesura di testi, come contenuti social, e-mail e app di messaggistica. Ampio impiego (tra 23% e 35%), anche per l’elaborazione di piani editoriali, traduzioni, descrizioni dei piatti, stesura di procedure interne, ricerca di informazioni e dati.

Alla domanda sulle previsioni di utilizzo dell’AI nel 2024, riporta Adnkronos, la percentuale relativa alla stesura di testi per comunicare verso l’esterno cala al 54%, mentre crescono notevolmente l’analisi di dati (dal 13 al 40%), la produzione di idee creative (37%, 53%), la generazione di foto e video (36%, 47%) e la ricerca di spunti per le ricette (23%, 33%).

Cos’è la nuova tendenza del #nospendchallenge?

La società si trasforma rapidamente e oggi uno degli imperativi principali è risparmiare. Risparmiare in tutti i sensi, e non solo in merito all’aspetto economico. L’attenzione alle spese, infatti, ha riverberi in moltissimi ambiti: il desiderio di condurre una vita senza sprechi, in perfetto stile minimal, fa bene al budget ma anche all’ambiente.

In questo contesto nasce la #nospendchallenge, ovvero la sfida a non acquistare nulla che non sia strettamente necessario. Obiettivo dichiarato è non spendere, non solo per motivi economici, ma anche per ridurre l’impatto ambientale.

Una sfida che richiede disciplina

Nella teoria la sfida è semplice, ma nella messa in pratica richiede un certo rigore, per non dire una buona disciplina. L’idea è di astenersi dall’acquisto di qualsiasi cosa non essenziale per un periodo predeterminato, che può variare da una settimana a un anno. Le spese essenziali, come mutuo, bollette, cibo e medicinali, sono ovviamente escluse dalla challenge.

Cosa non ci serve?

Per affrontare e superare la #nospendchallenge arrivano anche i consigli degli esperti. La prima dritta è quella di identificare in anticipo le cose a cui non si vuole rinunciare e limitarsi a spendere solo per esse. Con questo presupposto, possono rimanere escusi dalla lista della spesa tantissimi beni e servizi:  basta all’acquisto di libri, vestiti, pranzi e cene fuori casa, junk food, cosmetici, bevande non essenziali, elettronica, media in streaming, prodotti per la pulizia, complementi d’arredo e altro.

Una scelta che fa bene al Pianeta

Il motivo principale dietro la sfida, riferisce Adnkronos, è ridurre il gigantesco impatto ambientale che hanno gli acquisti compulsivi. La sovraproduzione, alimentata dal fast fashion e da simboli di status, ha portato a un aumento dei costi ecologici legati ai trasporti e ai resi. Il prezzo ambientale di tutto ciò? Completamente fuori controllo e non più sostenibile.

La Generazione Z, particolarmente sensibile alle questioni ambientali, è stata tra le prime ad abbracciare la sfida. Il boom dello shopping online, spinto anche dalla pandemia e dai lockdown, ha comportato un elevato costo ambientale, legato soprattutto agli imballaggi e alle emissioni generate dal trasporto dei prodotti. Nell’e-commerce, anche la pratica dei resi online è particolarmente onerosa in termini di prezzo ambientale, dato che risulta cinque volte superiore rispetto a quella che si registra nei negozi fisici.

Basta acquisti compulsivi 

La #nospendchallenge mira a spezzare il circolo vizioso dell’acquisto compulsivo, promuovendo l’economia circolare e la creatività nel riutilizzo degli oggetti già posseduti. Si tratta di un approccio utile anche per far sviluppare tra i giovani una certa consapevolezza finanziaria. Le nuove generazioni, infatti, spesso non valutano attentamente quanto denaro hanno a disposizione prima di effettuare acquisti. In conclusione, la sfida dimostra che è possibile vivere con meno, contribuendo positivamente all’ambiente, al portafoglio e probabilmente anche alla salute mentale. 

“Non siamo sfaticati”: perchè la GenZ rifiuta gli stereotipi legati al lavoro? 

Lo confermano i risultati dell’ultima ricerca di Zelo sulla GenZ e il mondo del lavoro: i nativi digitali rigettano alcuni stereotipi che li accompagnano nel mondo del lavoro, e non vogliono essere definiti una generazione ‘sfaticata’.

Ma se da una parte vogliono essere protagonisti del loro futuro e ceo dei loro sogni, magari essere a capo di un’azienda tutta loro, quando si tratta di doversi prendere le responsabilità affermano di volerle condividere con il team. O non volersele ‘accollare’ perché generano ansia (60%).
E ancora, se il 41% dei GenZ preferirebbe lavorare in una grande azienda, le multinazionali piene di superuomini e superdonne ‘sempre performanti’ li intimoriscono. Questo perché i ragazzi Z vivono nella costante paura del fallimento e del timore del giudizio.

Per i nativi digitali i feedback non sono un plus

Abituati alla gratificazione immediata dei social, per loro i feedback non sono un plus, ma l’ossessione che li guida nei progetti e nelle loro giornate lavorative. Il feedback deve avere con sé un suggerimento o esempio concreto (38%), e un riscontro negativo li porta a dubitare di sé stessi (37%).

La GenZ ha anche bisogno di leader che sappiano motivare e ‘parlino bene di loro’ con gli altri. Non stupisce quindi che affermino di sentirsi gratificati se ricevono complimenti dal capo o i colleghi (60%) o premi in denaro (37%).
Il lavoro ideale? Non è scandito da regole, ma da obiettivi chiari (42%), meglio se nelle prime fasi di onboarding c’è un tutor dedicato (49%. 

Il falso mito dello smart working

Anche sul posto di lavoro, poi, sono alla ricerca di nuovi amici con cui magari fare i Be Real durante la giornata e con cui andare agli eventi post lavoro per placare la Fomo (Fear of Missing Out), la paura e l’ansia sociale di essere esclusi da esperienze ed eventi.

E anche lo smart working si rivela un ‘falso mito’ per attrarre la GenZ, visto che il 39% non lo ritiene fondamentale se il lavoro piace. Al contrario, un 14% pensa che il lavoro da remoto sia ‘indispensabile’ proprio per limitare quell’ansia sociale che questa generazione vive costantemente.
A fronte di una generazione ‘emotiva’, profondamente diversa da quelle che l’hanno preceduta, anche gli Hr devono rivedere i loro modelli operativi.

“Sembrare seri” oggi non convince più

Occorre infatti che gli ultimi vent’anni sono gli unici in cui hanno vissuto i ragazzi della GenZ e sono anche quelli in cui si è alleggerito sensibilmente il livello di formalità in ogni ambito della vita.

Ad esempio, ‘dare del lei’ è diventato demodé, le chat hanno preso il posto delle panchine e i grandi must di eleganza sono diventati pezzi iconici per le feste in maschera.
La recruting journey va ripensata: dal linguaggio ai cerimoniali di accoglienza, dai job title all’iter di selezione, tutto quello che si fa per ‘sembrare seri’ oggi non convince più.

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Contenuti digitali: nel 2023 gli italiani hanno speso 3,6 miliardi di euro, +5%

Il mercato dei contenuti digitali si articola in due macro-componenti, la spesa degli utenti per fruire dei contenuti attraverso sottoscrizione di abbonamenti o l’acquisto di singoli contenuti, e la raccolta pubblicitaria.
E a quanto emerge dall’Osservatorio Digital Content, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, nel 2023 la spesa dei consumatori italiani in contenuti digitali raggiunge 3,6 miliardi di euro, +5% rispetto al 2022.

A contribuire allo sviluppo, il rinnovato interesse da parte degli utenti per una vasta gamma di contenuti digitali. In particolare, l’informazione, i video di intrattenimento e i contenuti musicali.

Il 44% della spesa è per video intrattenimento

Il settore più rilevante in valore assoluto è il Video Intrattenimento che pesa il 44% della spesa totale (circa 1,6 miliardi), e cresce anno su anno del +7% in termini di spesa del consumatore e del +14% per la raccolta pubblicitaria. Influiscono sui numeri del settore l’aumento dei prezzi, i nuovi modelli di abbonamento ibridi, che includono anche annunci pubblicitari, e il potenziato contrasto alla pirateria.

Cresce (+18%) anche il settore dell’Audio Digitale (musica, audiolibri, podcast), seppur rappresenti solo il 9% del totale del mercato (circa 325 milioni).
Informazione ed eBook rimangono invece ancora poco rilevanti in termini assoluti (5% della spesa totale, 170 milioni). Mentre il Gaming, grazie alla diffusione di consolle digital only, torna a crescere (+2%) coprendo il 42% della spesa (oltre 1,5 miliardi).

Tra i più fruiti anche informazione e musica

Secondo i dati BVA Doxa, nel 2023 i contenuti più fruiti dagli utenti italiani (80%) sono informazione, video di intrattenimento e contenuti musicali, seguiti da riviste, videogiochi e podcast. Seppur eBook e audiolibri catturino l’interesse solo di circa un terzo del campione, insieme ai podcast risultano quelli con il maggiore potenziale di crescita nel prossimo futuro.
I consumatori italiani dichiarano che il tempo dedicato ai contenuti digitali rimarrà stabile nei prossimi 12 mesi.

I video di intrattenimento on-demand risultano centrali in termini di spesa, con poco meno dei due terzi di consumatori italiani che fruiscono di questo contenuto a pagamento. Nonostante la maggioranza intenda mantenere costante il budget mensile, la tendenza e di aumentare, seppur in modo contenuto, piuttosto che ridurre la spesa, specialmente nell’ambito informazione e audiolibri.

AI generativa batte metaverso

Il concetto di Web3 rende possibile lo sviluppo di nuove modalità di distribuzione e commercializzazione dei contenuti digitali. Alcuni esempi di impatti tangibili potrebbero essere la ridefinizione del concetto di proprietà digitale, una maggiore tracciabilità e trasparenza nella filiera associate all’idea di equo compenso per i differenti attori, e la creazione di mercati secondari.

L’AI generativa, nel 2023 ha avuto la sua consacrazione, e l’industria dei contenuti digitali si sta interrogando su quale sia il perimetro per il suo utilizzo. Per quanto riguarda il metaverso, si è invece assistito a una riduzione degli investimenti, anche a fronte di un cambio di focus proprio verso il tema dell’AI.

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Lavoro: quanto sono ambiziosi gli italiani?

Equilibrio tra vita e lavoro, retribuzione, sicurezza, flessibilità, giorni di ferie, formazione e assicurazione sanitaria: sono questi oggi i fattori più rilevanti per i lavoratori italiani, mentre la carriera è finita solo al nono posto.
In pratica, oggi si dà più importanza alla vita privata e all’equilibrio con il lavoro, all’appartenenza e alla flessibilità, piuttosto che al salto di carriera.

La rilevanza del lavoro percepita nella vita degli italiani è infatti calata del 5% in un solo anno, mentre è crollata del 9% la motivazione nel ruolo attualmente ricoperto.
È quanto emerge dallo studio condotto da Randstad su ambizione e carriera tra gli italiani, il Randstad Workmonitor 2024.
Secondo la ricerca, che ha coinvolto 764 lavoratori in Italia tra 18 e 67 anni, oltre la metà degli intervistati si dichiara però ‘ambizioso’ in merito al proprio lavoro, ma il 42% in questo momento non è concentrato nell’avanzamento di ruolo.

Più ambizione, ma la carriera non è più al primo posto

Inoltre, il 50% dei lavoratori è disposto a rimanere in un luogo di lavoro che gli piace anche se non ci fosse possibilità di avanzamento, mentre il 34% non desidera del tutto una progressione di carriera.
Solo per il 35% una promozione o un nuovo ruolo oggi rappresentano una priorità.

Il 34% degli italiani poi non assumerebbe ruoli manageriali se potesse scegliere di poter accedere alla propria massima ambizione professionale. Ma secondo il Randstad Workmonitor, il 51% del campione si dichiara ambizioso per la propria carriera.

L’ambizione decresce con l’età

Di fatto, mentre l’ambizione decresce con l’avanzare dell’età la motivazione aumenta man mano che sale la seniority.
A influenzare l’ambizione è soprattutto l’età, gli eventi della vita, gli obiettivi personali e le opportunità che si presentano.

Il 94% degli intervistati mette la vita privata al primo posto dei fattori più rilevanti nel lavoro, poi la retribuzione (93%), sicurezza del lavoro (90%), il sentirsi realizzati (87%), la flessibilità di orario (80%) e così via, fino alla possibilità di promozione, al nono posto, con il 74% e di poco sopra la politica sui congedi parentali (70%).

Segnali di un evidente segnale di malessere 

“Il Workmonitor evidenzia una forte calo della motivazione al lavoro tra gli italiani, un evidente segnale di malessere che va ascoltato e compreso – commenta Marco Ceresa, Group Ceo di Randstad -. Il lavoro si conferma fondamentale nel fornire senso e scopo alle persone, ma oltre alla carriera, sempre più lavoratori includono anche altro nella definizione della propria ‘ambizione’ professionale, che oggi non può prescindere da aspetti valoriali, di flessibilità, di equilibrio con la vita personale. Non sono pochi gli intervistati che affermano di poter essere appagati da un lavoro senza prospettive di carriera ma che sia nelle ‘loro corde’, certamente un’eredità della riflessione profonda delle persone nel periodo di pandemia. Esigenze che le aziende devono impegnarsi a soddisfare con politiche Hr a tutto tondo, tenendo conto dei bisogni dei lavoratori sempre più complessi e articolati”.

Lavoro: come presentarsi al colloquio? I consigli degli esperti

Quando si ricerca un impiego, uno degli aspetti più importanti è il colloquio. È un momento fondamentale, che richiede tempo, preparazione e determinazione. poiché rappresenta la prima vera occasione per mettersi in luce agli occhi di un head hunter o un datore di lavoro.
Ma come presentarsi al colloquio in modo adeguato ed efficace, in modo da intercettare le esigenze e le aspettative della persona che abbiamo di fronte?

Seguendo alcuni consigli mirati si può aumentare la possibilità di successo in termini d’assunzione.
Innanzitutto, è importante cercare di conoscere l’azienda presso cui si vorrebbe lavorare. “Bisogna prendersi il tempo per fare qualche ricerca online sulla storia dell’azienda, sulle sue attività e sui prodotti che produce”, spiega Fabio Splendori, fondatore di QuoJobis. In questo modo, si dimostra di essere motivati e interessati al lavoro offerto.

Alla larga da vestiti troppo casual o sportivi

Un altro aspetto estremamente rilevante da tenere a mente è l’abbigliamento. “Può sembrare scontato o irrilevante ma la prima impressione è quella che conta – continua Splendori -. Indossare un abbigliamento curato e professionale può fare la differenza nella percezione che il datore di lavoro avrà del candidato. Non sempre è corretto giudicare il libro dalla copertina, ma viviamo in una società che dà molta importanza all’apparenza e bisogna fare i conti con questo”.

Tenersi dunque alla larga dai vestiti troppo casual o sportivi per scegliere al contrario abiti adeguati a qualunque ambiente di lavoro e in sintonia con il tipo di lavoro che si sta cercando. “C’è anche da dire che la cosa più importante è sentirsi a proprio agio – aggiunge Splendori -, e un recruiter lo percepisce”.

Il valore della puntualità

“Ricordarsi inoltre di essere puntuali è un dettaglio che preferiamo sempre far presente – consiglia l’esperto -. Arrivare con un leggero anticipo al colloquio mostra la propria puntualità e impegno verso il lavoro e ribadisce la volontà di rispettare gli impegni presi”.
Da tenere a mente anche che, al contrario, arrivare con largo anticipo può creare imbarazzo e problemi all’ambiente di lavoro che in quel momento sta accogliendo il candidato per il colloquio.

Utile poi ribadire che durante il colloquio bisogna sempre cercare di mostrare sicurezza e determinazione. “Non si deve avere paura di dire ciò che si pensa e di rispondere alle domande in modo chiaro e preciso – puntualizza -. Evitare di essere troppo reticente o modesto, potrebbe essere un errore”.

Mantenere sempre un atteggiamento positivo ed educato

Insomma, puntualità, presentabilità, sicurezza, gestione dell’ansia e motivazione sono le pillole per riuscire a realizzare un colloquio eccellente.
“Cerchiamo sempre di suggerire ai candidati di mantenere un atteggiamento positivo ed educato – sottolinea ancora l’esperto -. Mostrare gratitudine per la possibilità che viene offerta e ringraziare il proprio interlocutore per il tempo che ha dedicato al colloquio. Anche se l’incontro non va come sperato, meglio fare in modo di rimanere comunque educato e professionale: potrebbero ricordarsi di te proprio per queste qualità”.

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Cybersecurity: quali sono stati i rischi phishing di fine anno?

Alcuni siti di phishing mirano a ottenere dati infiltrandosi sotto varie spoglie nei social media e negli account di messaggistica personali degli utenti. Quindi, richiedono informazioni che una volta ottenute vengono inviate direttamente nelle mani dei truffatori.
In questo modo, i truffatori ottengono l’accesso completo all’account, portando potenzialmente al furto dell’identità digitale, all’accesso alle conversazioni private e alla possibilità di fingersi la vittima per ulteriori attività dannose.

L’ultimo periodo dell’anno non è immune dalle attività truffaldine. Gli esperti di Kaspersky hanno infatti individuato casi di phishing costruiti proprio intorno alle festività di Natale e Capodanno, dove i truffatori hanno mascherato il furto di dati personali e denaro come omaggi per le feste.

A Singapore il falso sito del Ministero delle Finanze che promette pagamenti

Uno di questi episodi di phishing è stato segnalato a Singapore. I truffatori hanno creato un sofisticato sito di phishing rivolto ai privati con la promessa di pagamenti per il nuovo anno, apparentemente provenienti dal Ministero delle Finanze di Singapore.

Questo sito ingannevole è stato progettato per imitare il profilo del ministero in modo da renderlo credibile. Per ricevere il pagamento, veniva richiesto ai visitatori di inserire i dati del proprio account Telegram.

La lotteria delle banche nelle Filippine 

Un’altra tecnica di phishing era una lotteria con le banche. Poiché Capodanno è un periodo di offerte e regali vantaggiosi, i truffatori hanno creato siti di phishing che invitavano gli utenti a partecipare a lotterie con l’obiettivo di ottenere i loro dati bancari per derubarli.
Un caso di frode di Capodanno è stato rivolto ai cittadini delle Filippine, attirati su un sito web dove sono stati invitati a girare una ruota per avere la possibilità di vincere una somma di denaro.

Dopo il lancio, agli utenti è stata mostrata la presunta vincita, ed è stato chiesto di scegliere tra varie banche dove depositare i presunti guadagni.
Dopo aver effettuato la scelta, gli utenti si sono ritrovati su siti di phishing progettati per simulare interfacce bancarie online legittime. La mossa finale della truffa mirava infatti a ottenere l’accesso alle credenziali bancarie.

La finta gift-box di di Courtyard.io

La posta in gioco nel mercato delle criptovalute è molto alta: rubare un portafoglio anche con solo pochi bitcoin può fruttare ai truffatori un profitto significativo. Pertanto, si impegnano molto a creare e-mail e siti di phishing credibili, rendendo così più difficile per l’utente notare qualcosa di sbagliato.

In uno di questi casi i truffatori hanno creato una pagina di phishing copiando l’offerta ufficiale di Courtyard.io, un sito che consente di convertire oggetti fisici da collezione in token. Courtyard.io invitava gli utenti a registrarsi e ad acquistare una gift-box di Capodanno contenente una carta Pokémon.
I truffatori hanno creato una pagina di phishing con la stessa offerta. Ma per ricevere la scatola i visitatori dovevano collegare un portafoglio di criptovalute.